Die U-Bahn Karte
Immaginati ragazzino, uscire per la prima volta di casa, andare a vivere all’estero. Immaginati di un paesino che tu stesso consideri troppo piccolo, troppo vuoto, troppo privo di stimoli di qualunque natura. Immagina di farti sconvolgere l’esistenza da una lingua generalmente considerata ostica, un popolo considerato freddo e una città che ha tenuto per 28 anni famiglie divise.
Considerata la piccolezza dei tuoi natali, immagina di scoprire una mappa di una metropolitana che sembra un’articolata ragnatela e che trovare un posto, che non hai idea di dove sia, è piuttosto difficile.
Ecco, il mio primo shock culturale a Berlino, non è stata la lingua – avevo avuto a che fare col polacco pochi anni prima e ancora mi risuonavano nella testa le sue indistinguibili fricative – ma la sinaptica mappa della metropolitana, colorata e serpeggiante, manuale base da studiare alla meglio per il B2 degli spostamenti in città, quando gli smartphone ancora non c’erano, si intende, e Google Maps rimaneva a casa sul computer insieme alla certezza di sapere esattamente dove cavolo stavate andando. Ma come abbiamo fatto a colonizzare il mondo senza navigatore?
Fatto sta, che quando cominci ad essere innamorato di un posto, ti piacciono anche le difficoltà di fronte a cui questo ti pone. E per quanto grandi siano, difficoltà e distanze, non importa, ormai sono parte di te e tu parte di loro.
Berlino fa un po’ questo effetto: macina nella sua velocità e varietà le persone che l’attraversano – o meglio che si lasciano attraversare da lei – per risputarli fuori più proiettati verso una realtà futurista che, in verità, già li circonda. Ogni settimana mettono su un cantiere nuovo, sorgono palazzi dove prima c’era spazio vuoto che si frapponeva tra il tuo sguardo e lo Sprea, si aggiungono sempre più tubi colorati nell’aria e all’orizzonte c’è sempre una gru.
Qualsiasi sia la cosa che stai cercando, a Berlino la puoi trovare. Non parlo solo della varietà di attività che la città offre, dall’arte di tutte le epoche, sacra e profana, ai club più alternativi d’Europa, dove se non sembri tedesco o gay non puoi entrare. Una volta un ragazzo che si era trasferito lì per un amore finito male mi disse che Berlino amplifica il tuo stato d’animo: se sei triste la città ti deprimerà, se sei preso bene ti basterà uscire di casa e goderti le avventure della capitale tedesca.
E forse aveva ragione. Berlino è bella perché è proprio il suo contrasto intrinseco che ne mostra tutte le rotture, la parte sporca di una città edulcorata dalla precisione di un popolo, la sensazione di libertà che si prova al tramonto, seduto sul prato sulla riva dello Sprea alle spalle di Hackescher Markt con una birra tra le mani.
Ed è proprio nella sensazione di libertà che si manifesta il più grande esempio di equilibrio nordico, basato, dalla prospettiva di una terrona, su un enorme contrasto di fondo: la progettazione nei minimi dettagli dello Spaß.
„Gehen wir einen Kaffee trinken?“
„Ja, morgen um 17.35, spontan“
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È proprio vero , ci andai quando avevo 20 anni , bellissima città , mi ricordo le tantissime difficoltà , pur avendo studiato la lingua , poi Il muro… ciò nonostante è una città bellissima !!!
Ci si fa conquistare facilmente da Berlino o la si “odia” altrettanto facilmente.. 🙂
È proprio vero , ci andai quando avevo 20 anni , bellissima città , mi ricordo le tantissime difficoltà , pur avendo studiato la lingua , poi Il muro… ciò nonostante è una città bellissima !!!
Città unica
Ci sono stato due volte… non c’è due senza tre
La volta buona che ti lasciano entrare in qualche club?
Ci sono delle città in cui arrivo e in cui la struttura, la metro, i quartieri sono per me facili da imparare. Berlino non è stata così. È una città con una struttura che ho trovato complicata. Posso capire lo shock